Scopo del progetto ribattezzato “Ciak! Piemonte che Spettacolo” è quello di promuovere tutte le otto province piemontesi, proprio grazie al cinema e all’arte. Un’iniziativa ambiziosa -il budget complessivo messo a disposizione è di 320 mila euro- che potrebbe, tra l’altro, risollevare le sorti di un settore messo a durissima prova dall’emergenza pandemica. Dopo la selezione di registi e videomaker, che avverrà in questi giorno, inizieranno le riprese di clip e dei cortometraggi nelle dieci location scelte nel novero delle venti totali preselezionate. Le opere dovranno essere realizzate entro maggio, pronte poi per andare alla conquista del mercato cinematografico, televisivo, dei circuiti indipendenti e dei festival. Almeno questa è la speranza degli organizzatori.
“Un progetto molto interessante - commenta un regista di Verbania - che esalterà il nostro patrimonio storico, architettonico e paesaggistico, un’eccellenza a livello mondiale. Ne abbiamo bisogno tutti. Il cinema, il teatro, lo spettacolo e le arti in generale sono stati messi in ginocchio dal Coronavirus: servono fatti, soldi e non parole, per risollevare un comparto che troppo spesso è dimenticato o messo in secondo piano. Pensano solo alla montagna e intanto noi spariremo. Ora comunque incrociamo le dita - dice ancora Lorenzo - e auguriamoci che la nostra città, grazie a Villa Giulia e al suo giardino pallanzese, entri nella lista delle dieci location finali”.
Oltre a Villa Giulia, gli altri siti prescelti in Piemonte (“i luoghi più belli e iconici della regione” per i promotori) sono: le Ogr, il Museo di Scienze Naturali, Palazzo Madama, l’Armeria Reale, il Planetario InfiniTo, Stupinigi, il Castello di Rivoli in provincia di Torino, il Parco Paleontologico e il complesso di beni gestito dalla Fondazione Asti Musei ad Asti, il Castello di Casale Monferrato ad Alessandria. E ancora in provincia di Cuneo: i castelli di Racconigi e Govone, Bene Vaglienna con Casa Ravera, Palazzo Lucerna di Rorà e la Confraternita dei Disciplinati Bianchi. Il Broletto di Novara, il Museo Borgogna a Vercelli e il Ricetto di Candelo in provincia di Biella.
La situazione delle sale cinematografiche in Italia è molto pesante. Si prevede, infatti, che il 40 per cento dei gestori delle sale possano non riaprire e il prezzo maggiore, a detta degli esperti, dovrebbero pagarlo gli esercenti di provincia come il Vco. Le piccole sale sono quelle più penalizzate. Dalle Regione gli esercenti hanno ricevuto un contributo di 1.500 euro nella prima fase della pandemia. Poi più nulla e le perdite stimate di fatturato sono dell’80 per cento. In Piemonte c’è chi si lamenta, sottolineando che altrove il sostegno è stato maggiore. Nel Lazio, per esempio, che ha dato contributi per gli affitti o nella vicina Lombardia, che ha distribuito fondi per il rinnovamento delle sale. Servono, così sostengono dal mondo del cinema, crediti d’imposta o contributi a fondo perduto per chi non è proprietario dei muri, e sono la stragrande maggioranza. E dalla Regione Piemonte, nel frattempo, è arrivata una prima risposta al grido di dolore. L’assessore Vittoria Poggio, responsabile della Cultura, ha dichiarato che “per aiutare le sale dobbiamo cambiare il codice Ateco” e aggiunto che "nella futura programmazione è stato concordato che verrà creata una linea di finanziamento mediante banche dedicata al settore degli esercenti cinematografici”.