Mamounia, in Marocco e nell’intero globo, è sinonimo di eccellenza in una delle arti annoverate nell’agire umano: l’ospitalità.
A Marrakesh esiste infatti un hotel che porta questo nome, considerato - con i suoi 100 anni di storia e le sue atmosfere da mille e una notte - il miglior albergo del mondo.
Ma non serve spendere 1500 euro al giorno (tanto costa una stanza in siffatta reggia) per entrare in contatto e innamorarsi del tesoro che ogni marocchino, anche il più umile di averi, custodisce nel suo cuore: chiunque abbia compiuto un viaggio in quella terra o abbia conosciuto un suo abitante, sa che il rito dell’accoglienza lì si compone di un’ortodossia speciale e fragrante, fatta di generosità, abnegazione, condivisione e qualità anche nella semplicità. Il tutto impregnato di una cultura millenaria.
Mamounia, da settimana a scorsa, è anche il nome di un locale che assicura di esportare questi crismi anche da noi, precisamente a Gavirate, in viale Verbano 62, dove sta andando in scena il “secondo tempo” della sfida di una donna che in Italia ha trovato modo di farsi amare. Si tratta di Karima Matich: la sua è anche una lotta contro gli stereotipi e i luoghi comuni che vogliono le donne arabe estranee al mondo del lavoro. Lei, con il lavoro, ha confezionato un sogno. Anzi, due.
Il primo è datato 2013 e si chiama Buon Gusto, ristorante pizzeria a Varese, locale che Karima - una laurea in Economia in Marocco e pregresse esperienze nel commercio e come contabile - è riuscita ad aprire 15 anni dopo essere arrivata nel nostro Paese, raggiungendo il marito. Ed è in via Orrigoni che i varesini hanno iniziato a conoscere la sua sapienza in fatto culinario, abbandonandosi a cavalli di battaglia della cucina marocchina come cous cocus, tajine, bastille e briwat preparati alla perfezione. Proprio come si usa nella medina di Fes, una delle città imperiali dello stato africano e luogo di nascita di Karima. Un posto splendido, ricchissimo di storia: un dedalo di viuzze - in cui l’unico navigatore possibile sono gli odori, i colori e le voci dei mercanti - che talvolta si apre in cortili improvvisi e lucenti, marmi sfarzosi e mosaici preziosi.
Un imprinting per Karima, soprattutto in quello che è stato il suo secondo passo (e sogno): Mamounia, appunto. L’inaugurazione del locale (nel video curato da Fabio Cadringher le immagini della serata), avvenuta sabato scorso, è stata un tripudio: centinaia di persone presenti, invitati illustri come il ministro della Cultura marocchino, gli ambasciatori marocchini d’Italia, Spagna e Vaticano e Rajae Bezzaz, volto noto del programma televisivo Striscia la Notizia, e un chilometrico buffet di pesce freschissimo e dolci tradizionali, in mezzo a divani in stile salon marocain, tappeti, bianche colonne, narghilè, specchi, orpelli dorati e mosaici.
A festeggiare la padrona di casa - che condurrà la nuova avventura insieme allo chef Mario Cannizzaro e al maitre Gebe - anche tutti i clienti che l’hanno apprezzata in questi anni, curiosi di “assaggiare” la sorpresa che Karima aveva in serbo per loro.
L’autentica anima culinaria del Mamounia, però, è quella che si è svelata da quella sera in poi, in una quotidianità che lo rende inimitabile almeno nel Varesotto: il ristorante infatti propone una sorta di cucina fusion marocchina, in cui pietanze dalle influenze berbere, mediterranee e arabe si mischiano a ricette e ingredienti italiani, in un’inevitabile contaminazione comandata anche dal cuore.