Sono tantissime le cantine storiche che producono Barbaresco e Barolo, ma poche sono riuscite a realizzare una modalità di produzione rispettose della sostenibilità ambientale. Fra queste c’è l’azienda Vitivinicola “Piazzo Comm. Armando” della frazione San Rocco d’Elvia di Alba.
Qui davanti al quasi fiabesco e magico panorama delle colline del Barbaresco questa azienda si è sviluppata dagli anni ’60 portando con sé una storia di famiglia, animata da passione per il proprio territorio e dal desiderio di svilupparlo attraverso la produzione di ciò che lo rappresenta di più, il vino.
La lungimiranza di Armando e Gemma Piazzo, giovani sposi appartenenti a famiglie di viticoltori, ha fatto sì che l’idea, all’epoca parecchio diffusa nel considerare le Langhe come la terra della “malora” da cui scappare per la crisi in cui versava il mondo contadino nel secondo dopoguerra, venisse denigrata a favore, invece, negli investimenti fatti per dare vita al vitigno e ai vini tra i più apprezzati oggi, il Nebbiolo. L’aver creduto fino in fondo al lavoro svolto sin a quel punto, sfocerà poi, verso la fine degli anni settanta, nella coltivazione di quelle uve che avrebbero poi dato vita alla punta di diamante dell’azienda, rappresentato dal Barbaresco ma non solo: il Barolo, altro tesoro dei Piazzo, la cui prima produzione risale addirittura nel lontano 1985, ne fanno dell’Azienda uno dei punti di riferimento vinicolo per una buona parte del territorio langarolo. I 70 ettari interamente coltivati a vigneto, sono posti vicino all’azienda ma non solo: Mango, Neviglie, Guarene e Novello sono i comuni in cui si ritrovano le altre vigne di proprietà.
Una produzione, dunque, segnata non solo dalla passione, ma anche dalle larghe competenze imprenditoriali appartenenti anche alle generazioni successive, come ci racconta Simona Allario Piazzo, terza generazione in cantina e Vice Presidente dell’Enoteca del Barbaresco:” 40 anni fa non era una scelta scontata privilegiare il Barbaresco, ma non lo era nemmeno la scelta di restare in campagna e comprare i terreni di coloro che scappavano in città era certamente un azzardo! Ma i miei nonni hanno puntato su una strada diversa e il tempo ha dato loro ragione. Oggi siamo una realtà solida, e questo ci permette di innovare e investire”.
Numerose sono anche varietà vinicole destinate alla coltivazione di Arneis, Barbera e Nebbiolo che permettono, quindi, di completare l’offerta al pubblico alla scoperta dei vini identitari della zona: l’azienda, molto attenta da sempre a sostenere e a divulgare le caratteristiche intrinseche dei propri vini, attraverso un linguaggio semplice anche i meno inclini alla loro comprensione, si rende disponibile a programmare delle visite guidate nella propria cantina, nei vigneti e, a conclusione del tour, offre la possibilità di degustare i vini accompagnati dalle prelibatezze gastronomiche tipiche piemontesi all’interno della propria dimora, direttamente a ridosso del panorama delle lussureggianti e verdi colline circostanti.
Come dicevamo: poche eccezioni nell’ampio paesaggio delle cantine langarole e roerine possono vantare anche in vigna una “green experience”, pratiche di coltivazione dell’uva e di metodi di lavorazione in cantina sotto la chiave della sostenibilità ambientale.
Da anni, infatti, Piazzo applica il protocollo Green Experience, molto attento alle buone pratiche definite “sostenibili”, cioè in pieno rispetto con le caratteristiche “fisiologiche” dell’ambiente e del terreno. Questo ha favorito la nascita del primo Barolo green di quest’anno che nulla ha di diverso dal gusto che ci si aspetterebbe da uno classico della categoria: ciò che lo caratterizza è il metodo con cui le uve, destinate alla sua produzione, sono state lavorate. Appezzamenti di vigna situati anzitutto su terreni scoscesi e per la maggior parte “sacrificati” alla produzione vera e propria di Barbaresco, aspetto non da poco se ci si pensa. Sono stati seminati piccoli alberi da frutto e altre piante che in qualche modo proteggessero dai vari parassiti che potessero attaccare e attecchire la vigna. Un lavoro attento e, a tratti, coraggioso ma che spaventa per nulla la Famiglia Piazzo: “pensiamo che non necessariamente si debba aspettare anni per godere di un buon Barbaresco o Barolo” – afferma Marco Allario Piazzo a cui è affidato il lavoro in cantina per trasformare l’uva nei vini iconici del territorio. Continua: “I nostri vini sono pronti anche in gioventù quando esprimono il carattere più puro e tipico del nebbiolo senza precludere, naturalmente, un lungo affinamento negli anni. Ricerchiamo la finezza e l’equilibrio immediati, una base solida che la naturale evoluzione in bottiglia trasformerà in una struttura elegante”.
Foto credits di Michele de Vita