Vini | 06 luglio 2023

Dalle vigne di Casciago nasce il primo spumante rosé della provincia di Varese

Emotion Wine, una delle etichette che sta segnando la rinascita dell’enologia del territorio, è pronta ad arricchire la propria produzione. Dietro di essa l'abnegazione e la passione di Roberto Bianchi e la bellezza di un gioiello nascosto

Dalle vigne di Casciago nasce il primo spumante rosé della provincia di Varese

Lo si sostiene da sempre: il vino è cultura. Del gusto, della morfologia della terra - che cambia quinte dietro ogni angolo - e del lavoro dell’uomo.

Prima dell’assaggio c’è sempre una strada da percorrere e una storia da raccontare: è conoscenza, è attesa del piacere, serve a rendere quanto finisce nel bicchiere e poi accarezza il palato qualcosa di vivo, di non casuale, di importante.

A Casciago non si fa eccezione. Per conoscere Emotion Wine - una delle etichette che sta segnando la rinascita dell’enologia del territorio - devi passare da via Valletta e da Roberto Bianchi, 42 anni, che al risultato della sua passione dà i nomi dell’amore, quelli dei suoi figli, e della fatica intrisa d’amore, altrimenti detta lavoro.

Non è un caso che il suo vino possa nascere proprio qui: esposizione a sud, sole sempre in faccia  Siamo sotto la chiesa del paese, una zona ignota ai più: dopo qualche decina di metri di asfalto e poi di sterrato, in una sorta di collegamento nascosto con via Piemonte e poi via Giordani, quindi con Masnago, si arriva a un punto dove lo sguardo abbraccia diverse porzioni di vigne, ordinate in mezzo al resto del verde, a una bucolica strada ornata di cipressi e al Valle Luna che scorre talmente pulito che sembra un ruscello di montagna e devi contenere la voglia di buttarti in una delle sue pozze.

La storia vinicola di Roberto, giardiniere di professione, inizia nel 2015, con un primo pezzettino di terra acquistato grazie alla soffiata di un amico e i rimbrotti degli anziani: “Ma lo sai quanta fatica ci vuole per tenere in piedi una vigna?”. Non li ha ascoltati: oggi, otto anni dopo, il Covid di mezzo, siamo arrivati a un ettaro e mezzo, 17 mila metri quadri coltivati a uve, diecimila piante (alcune anche in via Giordani, in un altro terreno) e 6000 bottiglie a regime. «Una vigna ancora minuscola - si schermisce Roberto - e soprattutto all’inizio un bagno di sangue economico. Ma ormai mi sono inguaiato, ci sono dentro fino al collo, sento la passione».

Il primo passo, come in ogni impresa di questo tipo, è stato attesa («Nella viticoltura investi e per tre/quattro anni non hai alcun guadagno»), poi dalle uve Syrah, Chardonnay e Kerner hanno cominciato ad arrivare i primi frutti e quindi le prime bottiglie. Il “catalogo” oggi propone: il “Gaia”, nome della prima figlia di Roberto, un bianco di 13 gradi con sentore di fiori e frutta fresca, sapido in bocca; l’Eracle («chiamato così in nome della fatica e della forza necessaria a produrlo»), uno spumante Chardonnay con una punta di pinot; e il Lucas, un rosé fatto di uve a bacca nera (Syrah), profumato e con sentori di fragola e lime a pulire la bocca.

Verso Natale Bianchi calerà il poker e sarà una novità assoluta nel panorama enologico locale: ecco il primo spumante rosé della provincia di Varese, che si chiamerà Ines, come la sua seconda figlia, un prodotto che esprime anche una grande capacità di adattamento perché nasce per ovviare alle difficoltà recate dalla Popillia Japonica: «Io faccio sempre pochi trattamenti, solo quando necessario  - spiega Roberto - Quando ho visto che la Popillia aveva costretto la pianta a lavorare poco, ho analizzato l’uva, ho visto che era una base perfetta per lo spumante e l’ho tenuta».

Dalla vendemmia i suoi chicchi vanno o a Morazzone, per le basi e per i vini, o a Lovato, in Franciacorta, dai Gozzini, dove lievito e pazienza stanno donando ai nettari casciaghesi sempre più qualità: «Che dipende dal tempo: oggi come oggi lo spumante mi sta fuori 24 mesi sui lieviti e poi matura altri 6 in bottiglia». Siamo insomma già oltre il minimo prescritto dal disciplinare Franciacorta.

Emotion Wine - i cui vini vengono venduti direttamente, ma si trovano anche nelle piccole rivendite come il Macellaio Tonino o il Circolo di Morosolo, oltre che in ristoranti varesini come il Teatro e il Vecchia Riva - è l’ennesima dimostrazione di come questa provincia si stia costruendo un nuovo futuro: «Dicono che a Varese i vini non sono buoni - conclude con il sorriso Roberto - ma sfidiamo chiunque a fare degustazioni alla cieca e poi le conseguenti valutazioni: è già successo e hanno ottenuto ottimi punteggi».

Presto o tardi, quando le giornate di Roberto riusciranno ad avere almeno 30 ore, nascerà anche una cantina, un’altra piccola chicca di questo piccola chicca nascosta tra le balze di Casciago. Sconosciuta e preziosa, proprio come i vini varesini.

Fabio Gandini - Andrea Confalonieri