C’è un modo privilegiato per entrare davvero nell’entroterra nizzardo: farlo al ritmo lento dei pedali, lasciando che siano le curve delle colline e la luce del Mediterraneo a dettare il passo.
È così che Danilo Radaelli, fedele alla sua inseparabile bicicletta, ci conduce alla scoperta di Castagniers e Aspremont, due borghi che conservano nei loro silenzi il respiro del tempo.
Castagniers, dove tutto comincia da un castagno
Il viaggio parte da Castagniers, minuscolo comune adagiato tra colline boscose e terrazze di pietra.
Deve il suo nome a un castagno secolare che un tempo offriva riparo ai viandanti: una sorta di ombra fondativa attorno alla quale si è modellata la memoria del luogo.
Il cuore storico del paese è Le Masage, quartiere sorto attorno al 1870, un dedalo di strade acciottolate, passaggi a volta e corti raccolte, perfette da fotografare nelle ore più quiete del mattino.
Poco distante, antichi mulini, giardini curati e una costellazione di edifici religiosi, dall’Abbaye Notre Dame de la Paix alla chiesa parrocchiale, raccontano una spiritualità discreta, fatta di pietra e silenzio.

Aspremont, la corona di pietra sopra la pianura
Sedici chilometri più in là, dopo una salita che premia gambe e sguardo, appare Aspremont, borgo arroccato che domina ancora oggi la pianura del Var come nel Medioevo, quando fu roccaforte di conti e famiglie nobili.
Il paese è costruito secondo una geometria che sembra pensata per la fotografia: case disposte a spirale, cerchi concentrici che si avvolgono attorno alla chiesa gotica creando una corona in cima alla collina. Intorno, terrazzamenti circolari coltivati ad alberi da frutto, vigne e ulivi, disegnano un paesaggio che alterna natura e antica operosità.
Sulla vetta che lo sovrasta, il Mont Chauve (1053 metri), resiste il profilo severo del Fort d’Aspremont, costruzione ottocentesca ormai in disuso: restano il fossato, le casematte, la polveriera, testimonianze di un passato militare che dialoga oggi soltanto con il vento.

Un borgo che chiede fatica e restituisce bellezza
Aspremont non concede scorci senza chiedere qualcosa in cambio: scale ripide, salite secche, vicoli stretti. Ma ogni sforzo è ripagato da case medievali in pietra, facciate color pastello, fontane, giardini sospesi e soprattutto da una vista costante e abbagliante del mare, lontano ma presente come una promessa. A completare il quadro, piccole botteghe di artigiani, soprattutto ceramisti, mantengono vivo un saper fare antico, offrendo oggetti che portano con sé il colore dei luoghi.










Beppe Tassone



