Il libro scritto da Piercarlo Grimaldi, Antropologo culturale e già Rettore dell’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, il volume si avvale dell’Introduzione di Oscar Farinetti ed è frutto di una complessa indagine, nata dal ritrovamento di due pali di testa di filare, che origina dalla scoperta di una sorprendente tradizione contadina di Langa. Oggi tale magismo rinasce grazie a dodici esemplari di pietra scolpiti da un picapere, che presidiano la sperimentale Vigna Magica di Mirafiore, le cui generose uve hanno dato origine al vino Pietra Magica, interpretazione di come la terra sia parte di un sacro progetto contadino.
I pali da vigna antropomorfi in pietra ritrovati in Langa sono un enigma antropologico sciolto attraverso una lunga e originale ricerca indiziaria. Il libro dà conto della complessa indagine di terreno condotta sugli ultimi due capitesta, ritrovati negli anni Settanta del Novecento, ciò che rimaneva di una erta vigna posta al confine tra la Langa astigiana e cuneese. Una cultura contadina dalle profonde radici magico-religiose aveva scolpito nell’arenaria oltre venti coppie di pali da testa, erigendo un’acropoli sulle più remote colline selvagge, lontane da dio e dai santi, dove non c’è attesa che l’arte popolare esprima una così alta vertigine di stupore e di fecondità della natura. Una memoria/monumento di pietra, un sommerso antropologico che aiuta a capire meglio la storia senza storia delle colline del Piemonte meridionale.
Scrive Oscar Farinetti nel introduzione “Un generoso percorso di postmodernità diretto dall’antropologo Piercarlo Grimaldi che ha raccolto un pezzo importante di tradizione delle colline piemontesi e ha cercato sperimentalmente di coniugare la modernità con la tradizione e verificato sul terreno come il magismo contadino possa essere ancora una risorsa per interpretare il mistero della natura, di come una zolla di terra possa generare un vino che appartiene al magico ordine delle creature totemiche”.
A quarant’anni dal ritrovamento dell’ultima coppia di pali di pietra antropomorfi, maschio e femmina, il vigneto magico ritorna a nuova vita, a presidio di una pavesiana collina mammella della tenuta Casa E. di Mirafiore, a Serralunga d’Alba. Dodici simbolici capitesta, realizzati da Nando Gallo, neo-picapere, che ha lavorato con antica creatività l’arenaria delle colline che vogliono oggi essere partecipi, con la loro presenza magica, di una rinascita della coscienza ecologica della Langa. Un progetto di profonda umanità a partire dalla memoria identitaria del passato, dai saperi orali e gestuali che questa operazione di reinvenzione della tradizione intende rinnovare.
L’autore del libro, Piercarlo Grimaldi nato nel 1945 a Cossano Belbo, ha imparato il mestiere del sarto da suo padre Cesare ed ha esercitato la professione sino al 1973, quando l’industria dell’abbigliamento ha travolto l’artigianalità del vestire e l’arte di personalizzare identitariamente l’umanità. Una rapsodia del cucire insieme, quella del sarto di campagna, che è anche a fondamento del percorso accademico e di scrittura che ne ha segnato il lavoro di antropologo: è stato professore ordinario di Antropologia culturale e Rettore dell’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, Bra. Un percorso di lunga durata che l’ha portato a convincersi che studiare le Langhe non è solo un esercizio utile a comprendere e interpretare il proprio cortile di casa ma anche una traiettoria di studio e di ricerca, un metodo per conoscere criticamente il mondo. La reinvenzione della vigna magica sulle colline di Serralunga d’Alba è l’antropologico esperimento che più di altri gli ha permesso di osservare e comparare come nella postmodernità la tradizione possa diventare una cruciale risorsa innovativa di future speranze.