La vendemmia è iniziata a fine agosto nel vigneto urbano di Bellet, sulle colline di Nizza, e si concluderà a metà settembre. Un lavoro interamente manuale, impegnativo e reso ancora più difficile dalle forti pendenze dei terreni.
Su una cinquantina di ettari distribuiti tra una decina di tenute, i grappoli vengono raccolti a mano e trasportati in piccole cassette da 10-15 chili, nel rispetto del rigoroso disciplinare biologico che vieta l’uso di macchinari e impone un’elevata attenzione alla qualità.
Quest’anno i viticoltori hanno dovuto fare i conti con diversi ostacoli. La canicola e la mancanza di piogge significative dalla fine di maggio hanno causato un calo stimato della produzione compreso tra il 20 e il 30%.
A complicare le cose si sono aggiunti i cinghiali e i colombacci, che nonostante reti e battute di contenimento hanno saccheggiato i vigneti.
Se la quantità sarà ridotta, la qualità promette invece molto bene. Le uve, meno ricche d’acqua a causa della siccità, presentano una concentrazione zuccherina più elevata e uno stato sanitario ottimale, grazie anche al vento che ha evitato fenomeni di ossidazione.
I bianchi e i rosati, già pressati e in fase di chiarificazione, mostrano caratteristiche aromatiche di grande freschezza. I rossi, che richiederanno un invecchiamento in legno di almeno dodici mesi, sono annunciati come particolarmente intensi, con note speziate e frutti rossi concentrati.
Un’annata quindi segnata dalla fatica e dalle perdite, ma che potrebbe consegnare a Bellet un millesimo di riferimento, capace di esprimere con forza l’identità del territorio.