News | 27 luglio 2025

Alberto Marchetti: "Il gelato? È la mia vita. Sono cresciuto a Cocconato e ora sogno di farlo rinascere"

In uno dei borghi tra i più belli d’Italia: "Volevo fare qualcosa per un territorio che amo da sempre"

50 anni, sorride in tutte le foto e ha l'Astigiano nel cuore.  È Alberto Marchetti, l'imprenditore del gelato, il signore del 'nettare' di grandi e piccini. Nasce e vive a Torino, ma ogni giorno fa il pendolare al contrario.  Lo fa da Torino a Cocconato d'Asti, centro della sua attività e dei suoi sogni, in cui coltiva la memoria passata e semina quella futura. 

Alberto, cosa ti lega alle terre astigiane?

I miei nonni stavano a Moransengo. A queste terre mi legano i tanti ricordi della mia infanzia. Ho vissuto a Cocconato d'Asti, uno dei borghi più belli d'Italia. È un paese che amo da sempre e voglio fare qualcosa di concreto per questo territorio. Per questo motivo sono partito con l'idea, forse un po' folle, di creare un villaggio diffuso. 

Mi parli di famiglia. La stessa da cui deriva anche l'amore per l'arte del gelato?

Esatto. Dico sempre che io nasco in una gelateria (ride, ndr), nel senso che mio zio aveva un'azienda agricola che negli anni Ottanta produceva principalmente latte. Talmente tanto, che poi gli è venuto in mente di aprire la storica gelateria "Coccogel" di Cocconato. E, poi, sono nato nello stesso anno in cui mio papà ha creato la gelateria a Nichelino. 

Quando hai capito che il gelato potesse diventare la tua vita?

Tardi. Me ne sono accorto a 40 anni, cioè dieci anni fa. “Sono Alberto Marchetti e amo fare il gelato”, era il mio claim. Il gelato è la mia vita e lo sarà per ancora tanto tempo. Ho aperto la mia prima attività nel 2004, a Nichelino, con mio cognato. Era la “Gelateria Alberto e Andrea”, vicino al Bar Italia di mio padre. Nel 2007 è nato il primo "Alberto Marchetti" a Torino e da quel momento la storia è andata avanti in questa direzione. 

Un'azienda dall'anima familiare come la tua come supera le difficoltà?

Scoprendosi bella ogni giorno. Devo dirti che non ho mai pensato di mollare davvero questa strada, ma ho avuto tanti momenti difficili. La nostra è un'azienda familiare, con mia moglie e i miei tre bimbi compagni di viaggio, ed è sempre un bilanciamento tra il positivo e gli sbagli che quotidianamente si fanno. Oggi sono ancora tanto in costruzione e il progetto su Cocconato è impegnativo, ma io sono tenace. Il Covid, ad esempio, è stato un periodo di grande difficoltà, ma soprattutto lì ho scoperto un'azienda bellissima, una squadra meravigliosa. Tutti insieme abbiamo superato qualsiasi cosa e possiamo continuare a farlo. 

Creare un progetto di villaggio diffuso nella zona di Cocconato mi porta a chiederti cosa pensi della valorizzazione del nostro territorio

Penso che sia un posto che si vuole bene a proprio modo, ma non si percepiscono abbastanza le grandi potenzialità di questo territorio. Io le ho viste, però, e non sono riuscito a starmene con le mani in mano. Quelle potenzialità saranno il futuro. Penso che arriveranno sempre più turisti, anche banalmente i torinesi come me che tornano nelle loro terre d'origine. Ecco, non serve arrivare per forza da lontano. Volevo dare energia a Cocconato, far partire la prima scintilla per questo territorio. 

E il feedback di Cocconato e dintorni dopo questa tua azione?

È stato sicuramente positivo. L'amministrazione comunale ha apprezzato l'idea di far tornare Cocconato cuore pulsante della zona. C'è stata una piccola percentuale di diffidenza iniziale, ma sono tante le persone che vogliono bene a questo progetto e mi spronano ogni giorno ad andare avanti. Non si tratta solo di aver aperto una gelateria. Ci andrà molto tempo, Cocconato sarà un work in progress penso per i prossimi sette anni. Spero che si uniscano altre persone in questo team; vorrei solo essere una scintilla. Puntiamo, oltre all'aspetto enogastronomico, anche a riaprire attività chiuse. Abbiamo anche inaugurato una ciclofficina per le attività outdoor, a testimonianza del fatto che questo è un territorio vocato a questa filosofia di turismo. Abbiamo tanto bosco che va preservato, in cui si possono fare tante attività, come trekking, pic-nic in bici...

Ufficialmente quando è partito il progetto su Cocconato?

Nel marzo 2024 abbiamo aperto la prima attività e fondato la società. La "Combriccola Marchetti", un gruppo di persone che non ha come obiettivo principale quello di arricchirsi, ma quello di dare nuova linfa a un territorio che ama. Io, personalmente, ho aperto una gelateria in paese, che si aggiunge quindi alle aperture su Torino, Alassio e Milano. 

Cocconato è...Bell'e buono?

Proprio così. È il nome che abbiamo scelto per questo progetto di rigenerazione territoriale, che ha radici nei ricordi di un ragazzo che a Cocconato ha vissuto le sue estati del cuore. Da una parte ci sono le Buone forchette, con osterie, taverne, gastronomie, salumerie e gelaterie e dall'altra le Buone abitudini, con noleggio e-bike, botteghe, eventi e mostre.

Il sogno su Cocconato coinvolge anche l'arte e la cultura, oltre al turismo e all'enogastronomia...

Cocconato a inizio luglio, per esempio, si è trasformato in un palcoscenico a cielo aperto per la prima edizione del Vertigo Summer Festival, un evento gratuito dedicato al circo contemporaneo e alle arti performative, che ha portato nel cuore del borgo oltre 60 artisti internazionali e 15 compagnie da tutto il mondo. Lavorare al villaggio diffuso significa farlo a 360 gradi. 

Quante persone conta la tua azienda?

Su Torino abbiamo una media di 60 persone e su Cocconato 25. 

Un consiglio ai giovani sognatori come te?

Non state fermi, ma provate, anche se non sarà perfetto. E poi cambiate, ma non aspettate nulla, perché spesso l'unico modo per capire la propria strada è camminare, anche nella direzione sbagliata, per poi raddrizzare la rotta. Stare fermi è un problema; occorre fare. E magari una cosa che non pensavi per nulla fosse nelle tue corde diventa il lavoro della tua vita. Bisogna farle capitare queste occasioni!

Credere nell'impossibile è ancora l'atto più romantico che l'uomo possa compiere

Alberto parla veloce, ma il senso profondo delle sue parole non si perde nella corsa delle lettere. Prima mi ha detto che le difficoltà della vita si superano scoprendosi belli e ora mi spiega che le occasioni bisogna farle capitare. Non potrei essere più d'accordo. La timida intraprendenza è in grado di risollevarci da tante situazioni fangose e, soprattutto, di metterci davanti tante di quelle fantomatiche occasioni su cui fantastichiamo regolarmente. Curiosi, creativi, originali, folli. Va bene tutto, basta che non smettiamo di essere sognatori. Credere nell'impossibile è ancora l'atto più romantico che l'uomo possa compiere. 

Se non avessi scelto il gelato, che mestiere pensi che avresti potuto fare?

Io sono già nato nella cremeria di papà e in quella dello zio a Cocconato. Fin da ragazzo pensavo di rimanere lì e di seguire il loro percorso. Ho frequentato l'alberghiero, poi papà ha venduto tutto e io ho ripreso in mano quello che mi piaceva. Forse il destino era già scritto. 

Me lo dici il segreto per fare un gelato così buono? Cos'è che fa davvero la differenza?

Sicuramente la materia prima buona. Il gelato, già da piccolo, mi piaceva mangiarlo appena fatto, direttamente dal mantecatore. E questo fanno i miei ragazzi tutti i giorni. È questo il segreto: offrirlo sempre freschissimo. È faticoso, ci sono meno scorciatoie da percorrere e serve investire nelle persone. È la persona che fa il gelato buono, che fa la differenza. In ogni sede abbiamo tutte macchine manuali, ma ad Alassio non c'è la stessa mano che si può trovare a Torino. Questo rende il mio gelato leggermente diverso e personale. Mi piace pensare di fare la differenza anche così. 

Il momento più bello della tua carriera?

La collaborazione, iniziata qualche anno fa, con Starbucks. Una sinergia che non avrei mai pensato e che continua ancora oggi. E poi, a livello personale, quando ho incontrato Ernesto Olivero, che mi ha permesso di iniziare il progetto sul nostro zabaione, lo "Zabà", l'altro prodotto del cuore in collaborazione con il Sermig. 

Hai altri sogni?

Ci sono tante opportunità e contatti, ma aspetto il momento giusto. Poi Cocconato mi prende tanto tempo. Per ora non si può fare di più. E sono contento così. 

Elisabetta Testa