Ci sono strade che, una volta percorse, non si dimenticano. Per Danilo Radaelli, fotografo e appassionato cicloturista, il Colle della Lombarda, o Col de la Lombarde, come lo chiamano in Francia, non è solo un valico alpino che unisce l’Italia alla Costa Azzurra: è un viaggio simbolico attraverso paesaggi, fatica e meraviglia.
Dalla pianura di Fossano fino a Saint-Isidore, alle porte di Nizza, 184 chilometri in sella con 2.352 metri di dislivello e un picco a 2.347 metri. Un'impresa silenziosa, lontana dalle luci delle grandi competizioni, che racconta meglio di ogni podio la bellezza e la potenza del gesto atletico individuale.
Il Colle della Lombarda, uno dei più alti d’Europa, è un confine tracciato sulla cresta del massiccio Mercantour-Argentera, tra la Valle Stura di Demonte e la Vallée de la Tinée.
Sfidato soltanto in rare occasioni dai grandi del ciclismo, al Tour nel 2008, al Giro nel 2016, e sfiorato da Pogačar nel 2024, rimane un gigante spesso ignorato, ma che sa premiare chi lo affronta con rispetto e spirito d’avventura.
Il lato italiano: bellezza autentica e solitudine alpina
È dal versante italiano che il Colle si rivela in tutta la sua forza. La salita comincia dopo Vinadio, imboccando la SP255. Ventuno chilometri di ascesa e tre atti distinti: l’inizio ombreggiato e serpeggiante, una tregua ingannevole prima del bivio per il Santuario di Sant’Anna di Vinadio, e infine l’ultimo tratto, che si apre tra pini e laghetti d’alta quota, dove il silenzio è interrotto solo dal respiro del ciclista.
La vista è struggente, da cartolina antica. Le Alpi Marittime qui si mostrano senza filtri: rocce nude, pascoli alti, laghi glaciali e silenzi pieni. Non stupisce che il tratto preferito da molti sia proprio l’ultimo, dove la strada si attorciglia in un nastro di asfalto tra specchi d’acqua e cielo.
Il versante francese: pendenze e cemento
Scendere verso la Francia, invece, è un cambio di scena. Dal borgo di Isola fino alla stazione sciistica di Isola 2000, la salita vista in senso inverso è altrettanto impegnativa nei numeri, 20,6 km al 7,2% di pendenza media, ma non nell’anima.
Qui la mano dell’uomo ha inciso più che altrove: quattro gallerie, tratti cementificati, l’architettura brutale degli anni ’70 che avvolge la montagna e spezza l’incanto.
Eppure anche questo è racconto. Anche questo è documento fotografico: la bellezza ferita, la montagna trasformata. Un contrasto che invita a riflettere su quanto il paesaggio possa parlare di noi, delle nostre scelte, della direzione che prendiamo.
Un viaggio, più che una scalata
Pedalare da Cuneo a Nizza attraverso il Colle della Lombarda non è un semplice itinerario ciclistico. È un viaggio attraverso due culture, due modi di abitare la montagna, due visioni del mondo. È memoria geologica e storica, è frontiera naturale e simbolica.
Danilo Radaelli ci invita, attraverso le sue ruote e il suo obiettivo, a rallentare e a guardare. A cogliere le sfumature, le salite che non passano in TV, gli incroci dove la natura si prende la scena e l’uomo resta spettatore.
Perché certe strade, una volta percorse, ti restano dentro come una fotografia riuscita: silenziosa, potente, necessaria.