La splendida terrazza dell'Europa Palace di Sanremo ha fatto da cornice alla prima serata del menù a quattro mani degli chef Davide Oldani e Alessandro Schiavon, che hanno incantato gli ospiti registrato grande entusiasmo e apprezzamenti.
Una serata da incorniciare in una location di grande fascino, che, grazie al clima mite e il cielo stellato ha proposto un suggestivo gioco di luci, dal tramonto fino a sera rendendo l'esperienza culinaria ancora più magica e indimenticabile.
Dalla terrazza si gode di una vista del mare unica che abbraccia anche i luoghi più iconici e ricchi di storia della città, a partire dal lungomare, ex passeggiata Imperatrice. Qui si ammirano le palme donate da Maria Alexandrovna, l'imperatrice di Russia che nel 1874, dopo aver soggiornato a Sanremo, donò al Comune per abbellire il corso. A completare il quadro, il Casinò, simbolo di eleganza e fascino, la maestosa Chiesa russa e l'ex stazione, un tempo punto di arrivo per i cantanti del Festival della Canzone, che speravano di poter alloggiare proprio all'Hotel Europa.
Quello proposto dagli chef Davide Oldani e Alessandro Schiavon è stato un vero e proprio viaggio di andata e ritorno tra la Lombardia e la Liguria, un menù che ha saputo conquistare il pubblico. Gli chef, seppur con esperienze diverse, sono infatti riusciti a intrecciare le loro visioni culinarie in un menù che ha celebrato le eccellenze del territorio con originalità e creatività. Per Alessandro Schiavon, in particolare, è stata un'occasione unica e straordinaria lavorare al fianco di un maestro di fama internazionale come Davide Oldani, allievo di Gualtiero Marchesi e sempre disponibile a condividere conoscenze ed esperienze con i cuochi più giovani, una dote rara in questo settore.
Il menù si è articolato su quattro portate principali, una scelta, apparentemente minimalista, ma che in realtà garantisce un percorso degustativo definito, che evita ripetizioni del gusto, di appesantire i commensali e mantiene alta l'attenzione su ogni piatto.
Gli gnocchi arrostiti con caviale, burro bianco e fiore di borragine
Un altro aspetto degno di nota è la semplicità e chiarezza con cui sono stati nominati i piatti. In un'epoca in cui spesso i menù si popolano di nomi altisonanti e descrizioni evocative, ma poco informative, gli chef Oldani e Schiavon hanno scelto un approccio diretto. "Cubo di mela, salsa tonnata, cappero fritto, foglia di cappero", "Gnocchi arrostiti, caviale, burro bianco e fiore di borragine", "Vellutata di datterino, gambero rosso...". Questi nomi non lasciano spazio a dubbi: indicano esattamente ciò che si sta per mangiare. Questa trasparenza è un segnale, che permette al cliente di sapere con certezza cosa aspettarsi, valorizzando la materia prima e la tecnica di preparazione
Nonostante la chiarezza dei nomi, il menù non manca di inventiva. La reinterpretazione di piatti classici, come il "Coniglio in due cotture" con l'aggiunta di eucalipto, e la combinazione audace di sapori nel risotto con "Melone cantalupo, coste di lattuga, Porto e riso", dimostrano una profonda conoscenza delle materie prime e il coraggio di sperimentare. La scelta di includere piatti della tradizione ligure, come i barbagiuai, e di renderli parte di un percorso più ampio, sottolinea il legame con il territorio. In sintesi, il menù proposto è un perfetto equilibrio tra concretezza, tradizione, sorpresa e creatività.
Barbagiuai
E la presenza di un predessert con fragole cotte nel vino servite con salsa di timo, un’erba cara ai liguri e molto amata dal mitico Faber, si è rivelata una sorpresa gradita, un intermezzo rinfrescante che ha preparato il palato per il finale dolce. Questo tocco in più dimostra una cura dei dettagli e un'attenzione all'esperienza complessiva del cliente, che ha trasformato un menù in un'esperienza sensoriale più ricca e articolata.
Il menù si è aperto con una serie di amuse-bouche che sono stati un inno alla freschezza e all'equilibrio. Un delizioso cubo di mela con salsa tonnata, che ha saputo sorprendere con un inaspettato gioco di consistenze e sapori. Gli gnocchi arrostiti con caviale, burro bianco e fiore di borragine hanno aggiunto raffinatezza ed i Barbagiuai hanno reso omaggio al territorio con un gusto più deciso e al tempo stesso delicato.
L'antipasto ha proseguito su questa linea, con una vellutata di datterino che ha fatto da base a un elegante connubio di sapori mediterranei. Il gambero rosso, leggermente arrostito su due lati, ha presentato un’apprezzabile consistenza abbinato alla cipolla candita e le olive taggiasche, che insieme all’anguria e all'olio al basilico, hanno creato un piatto equilibrato e rinfrescante, un vero e proprio assaggio di estate.
Uno dei piatti più interessanti è stato senza dubbio il primo, un riso con melone Cantalupo, coste di lattuga e Porto. Questa accoppiata, all'apparenza insolita, ha dimostrato un audace e riuscito equilibrio tra dolcezza, freschezza e una leggera punta di acidità, rivelando una creatività in cucina che va oltre le convenzioni. Il risotto rivisitato è una fra le preparazioni più famose di Oldani.
Coniglio in due cotture, salsa al Rossese ed eucalipto della riviera.
Il secondo, per me il piatto più atteso, è stata una reinterpretazione del classico Coniglio alla ligure. Il coniglio disossato interamente è stato proposto in due diverse cotture, la lombata che ha mantenuto la consistenza e morbidezza della carne ed una terrina realizzata con tutte le altre parti, compresi i fegatini, all’insegna del “in cucina si usa tutto e non si butta nulla”. Il gusto del coniglio è stato preservato e valorizzato con l’accompagnamento della salsa al Rossese e, con un'intuizione di grande interesse, rappresentata dall’Eucalipto della riviera. L'Eucalipto rimanendo sullo sfondo e non risultando per nulla aggressivo, ha donato al piatto una nota balsamica e aromatica inaspettata, che si è sposata perfettamente con la delicatezza della carne. Oldani ha scelto l’Eucalipto perché lo considera una presenza importante del territorio e non lo vede solo come protagonista di tisane e decotti. Già mi immagino la sorpresa e stupore fra i paladini della tradizione, abituati a discutere sul colore del vino e le erbe aromatiche da utilizzare, se solo rosmarino e timo o tutte e due insieme. Inoltre ho rilevato con grande piacere anche la presenza sul coniglio di due foglioline di Nasturzio a dare un tocco garbato di piccantezza.
Il menù si è concluso con un dolce che ha omaggiato la tradizione locale in chiave moderna: il "Bacio di Sanremo" con la Namelaka alle nocciole, il sorbetto al pompelmo e le chips hanno reinterpretato il classico cioccolatino, trasformandolo in un dessert leggero e rinfrescante, un finale perfetto per un percorso culinario così intenso.
Lo chef Davide Oldani, il general manager Stefano Venturi e lo chef Alessandro Schiavon
Molto apprezzata anche la presenza degli chef ai tavoli, a fine servizio: hanno salutato cordialmente gli ospiti, che ne hanno approfittato per scattare qualche selfie e porre domande curiose sui piatti. A rendere l’esperienza ancora più memorabile ha contribuito il servizio impeccabile del personale di sala, guidato con attenzione dal F&B manager Danilo Lanteri, insieme all’eccellente selezione di vini proposti dalla simpatica e competente sommelier Federica Romani.
Il tutto esaurito e la partecipazione di un pubblico prevalentemente locale confermano il successo dell'evento e dimostrano che l'alta cucina può integrarsi con le altre realtà del territorio, diventando parte attiva della comunità.
Visto il grande successo, lo stesso menù sarà riproposto mercoledì 13 agosto 2025 alle ore 20.30 per un'altra serata che si annuncia già sold out.
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