La trentaduesima edizione della Guida 2022 alle Osterie d’Italia edizioni Slow Food, rappresenta senza dubbio la forte volontà di ripartenza e segnala come il territorio sia una base solida e ricca di potenzialità.
La guida, disponibile sia in libreria che on line, contiene un numero maggiore di osterie recensite, quasi 1713 contro le 1697 dell’anno precedente: segno che molte attività nuove vi sono rientrate proprio nel periodo della pandemia. Infatti, come hanno giustamente sottolineato Marco Bolasco ed Eugenio Signorini, curatori della guida, “la capacità delle osterie di adattarsi e di ottenere sempre il massimo dagli ingredienti, anche poveri, che sia hanno a disposizione, una conduzione spesso famigliare o amicale, il reperimento di materie prime di prossimità sono risultati strategici per navigare in una situazione di emergenza”
Al Piemonte vengono assegnate 22 Chiocciole, locali che si distinguono per la qualità dei prodotti, il modo di proporli, l’atmosfera dove vengono serviti e la tipologia di accoglienza previsto per la clientela. Le province di Cuneo con 13 e di Asti con 3 si confermano territori di riferimento importanti ed in particolare le Langhe.
Le chiocciole assegnate in provincia di Cuneo sono:
Osteria dell’Arco (Alba). In continuità con la filosofia di slow food, propone piatti con un profondo legame col territorio accompagnati da una selezione di vini italiani ed esteri;
Osteria del Boccondivino (Bra). Sede del movimento di Slow food nazionale, il piatto che li caratterizza, il tajarin ai 47 tuorli conditi o burro e salvia o con la salsiccia di Bra, è diventato il punto di riferimento per la storia della cucina piemontese.
La Torre (Cherasco) Come non deliziarsi con le ricette a base di chiocciole di Cherasco, piatto simbolo della sincera tradizione culinaria della zona?
Locanda dell’Arco (Cissone). “Un panorama di cose buone “ : così ama definirsi l’Osteria. Ed è proprio così: ampia scelta di piatti della tradizione come la carne cruda battuta al coltello, tajarin al sugo d’anatra, cinghiale alle castagne, semifreddo di torrone con salsa calda al cioccolato.
La Speranza (Farigliano) . I pranzi di famiglia: l’atmosfera che si respira entrando in questo piccolo ristorante a conduzione famigliare con piatti che parlano delle antiche tradizioni gastronomiche piemontesi. E qualcosa di più
Lou Pitavin, Borgata Finello (Marmora). A 1300 mt slm, in Val Maira, i piatti, espressione tipica dei paesi di alta montagna, renderanno il soggiorno gustativo un vero e proprio viaggio nei gusti selvatici ma delicati e profumati della montagna. I prodotti provengono solo dai produttori della zona, mentre quelli necessariamente importati, provengono dalle fila del mercato equo e solidale
Cantina dei cacciatori, (Monteu Roero). Classica osteria con pavimenti in cotto e soffitti in pietra viva. Ampia selezione di pregiati vini del territorio, proposti anche in caraffa. Da non perdere la pietanza che rappresenta un connubio perfetto fra Piemonte e Liguria: il coniglio grigio di Carmagnola, preparato con pomodorini e olive taggiasche.
Corona di Ferro (Saluzzo). I prodotti del territorio utilizzati nei piatti, è possibile reperirli, per creare anche a casa una cena prelibata come al ristorante, nella neonata “Gastrocorona”: la gastronomia, aperta sin dal mattino, propone in vendita tutte le specialità e le ricette che si possono trovare nella carta del menu. Un modo per stare sempre vicino e a contatto con la clientela, anche non necessariamente seduta al tavolo del locale.
Osteria della Pace (Sambuco) . Un’immersione totale nel silenzio della montagna e nei suoi profumi, l’Osteria, che è nata nello stesso periodo in cui è sorto l’albergo, prevede tre particolari piatti che affondano radici nella storia occitana: i Crouset, fatti a mano con farina di grano tenero, l’Agnello sambucano, del vicino pascolo in alta quota costituto da carni teneri, magre e con tante proteine e, in ultimo ma non meno importante, la Trippa in brodo con le verdure cucinate come una volta
La Coccinella (Serravalle Langhe) . Qui i profumi e i sapori di montagna la fanno da padrona, ma la cucina, naturalmente legata al territorio, non disdegna ricette legate al vicino mare
Tre le chiocciole assegnate nell’astigiano:
Del Belbo da Bardon (San Marzano Oliveto) Un luogo autentico e familiare, dove provare una ricca esperienza di cucina piemontese
Osteria Violetta (Calamandrana) . Immersi nelle verdi colline astigiane, la Signora Maria, rigorosamente e solo lei ai fornelli, tra antipasti tipici piemontesi, salumi e formaggi locali, vi porterà in un autentico pezzo di Piemonte gastronomico
Madonna della Neve (Cessole). Da semplice osteria di campagna ad affermata realtà gastronomica locale.
Lo sguardo diretto alle Langhe astigiane fa da cornice alla degustazione di ricette realizzate a partire dai prodotti locali ad esempio del Cardo Gobbo di Nizza Monferrato, dalla nocciola gentile IGP o dai produttori del consorzio della Robiola di Roccaverano Dop; oppure dalle carni provenienti dagli allevamenti ovicaprini, nonché da cortile come conigli o faraone.