Vini | 29 maggio 2025

Vernaccia di San Gimignano: la Regina Bianca tra storia, identità e resilienza

Uno dei vini bianchi più antichi d’Italia, una presenza viva e stratificata che attraversa secoli di storia, cultura e paesaggio

Era già sulle tavole di re, papi e mercanti alla fine del Duecento. Appare tra gli affreschi del Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio e viene citata persino da Dante nel Purgatorio, dove Papa Martino IV sconta i suoi peccati di gola anche per aver gustato “le anguille di Bolsena e la Vernaccia”. Una citazione che consacra questo vino non solo come prodotto d’eccellenza, ma come elemento profondamente intrecciato alla nostra memoria collettiva.

Eppure, dopo tanta gloria, per lunghi secoli la Vernaccia è quasi scomparsa. Si affievolisce nel silenzio della modernità fino a riaffiorare nella seconda metà del Novecento, quando i viticoltori di San Gimignano decidono di riscoprire e valorizzare l’antico vitigno. È così che nel 1966 ottiene la prima Denominazione di Origine Controllata (DOC) per un vino bianco in Italia, seguita dalla Denominazione di Origine Controllata e Garantita (DOCG) nel 1993.

Un riconoscimento che restituisce dignità a un vino che oggi viene definito, a buon diritto, “l’unica Regina Bianca in una terra di rossi”. Ma è molto di più di un’espressione poetica: è una dichiarazione di unicità. La Vernaccia è autoctona, elegante, longeva e ha ancora moltissime carte da svelare.

San Gimignano, detta anche la “Manhattan del Medioevo” (conta oltre 2,5 milioni di visitatori all’anno) con questo vino occupa un ruolo centrale non solo nella filiera produttiva, ma nel tessuto culturale ed economico del territorio. Qui, il vino dialoga con le architetture medievali, con l’arte e con il paesaggio, in un equilibrio dinamico tra storia, costume e società.

Ma oggi, più che mai, la Vernaccia è anche un simbolo di resilienza agricola. In un’epoca segnata dal cambiamento climatico, questo vitigno ha dimostrato una straordinaria capacità di adattamento. Le pratiche agronomiche si sono evolute: dalla potatura alla gestione della pianta, tutto viene orientato a rendere la vite più autonoma e resistente agli stress ambientali. La Vernaccia, che da secoli vive su questo territorio, ha dimostrato di poter affrontare queste sfide a testa alta. Ne è prova l’annata recente, la 2024, segnata da piogge abbondanti, ma che ha comunque dato vita a un vino di ottima qualità, caratterizzato da freschezza e rigore, dove la mano dell’uomo – competente e attenta – ha fatto la differenza. Uno dei segreti della sua longevità è proprio l’acidità naturale, una qualità che, come accade con grandi vitigni come il Pinot Nero, permette al vino di evolvere nel tempo senza perdere finezza.

Il paradosso del mercato contemporaneo è noto: i consumatori cercano vini pronti, immediati, ma desiderano anche bottiglie capaci di attraversare gli anni. Questo vino, dunque, come un funambolo perfetto, riesce a stare in equilibrio tra queste due istanze. Una annata 2022, per esempio, oggi esprime una persistenza salina intensa, una lunghezza gustativa che si fissa nella memoria. È questo che la rende diversa, unica.

A dare nuova linfa alla Vernaccia è il lavoro attento e lungimirante del Consorzio che ne tutela l’identità, protagonista di una rinascita che coinvolge qualità produttiva, visione culturale e promozione territoriale. L’edizione 2025 della manifestazione “Regina Ribelle – Vernaccia di San Gimignano Wine Fest”, andata in scena dal 15 al 18 maggio, avente un format articolato ha saputo coniugare l’approccio tecnico delle degustazioni riservate alla stampa — focalizzate sulle nuove annate 2024 e la Riserva 2023 — con la successiva apertura al pubblico di appassionati, curiosi e turisti nel seguente fine settimana.

Emozionante e simbolicamente potente è stata la cena di gala organizzata dal Consorzio delle Vernaccia di San Giminiano riservata agli addetti ai lavori, ospitata nella maestosa Piazza del Duomo, che per la prima volta ha accolto questo momento centrale della manifestazione. A firmare il menù è stato lo chef Gaetano Trovato, affiancato dalla sua brigata di giovani talenti della cucina, in una serata che ha celebrato non solo il vino ma l'intero patrimonio sensoriale del territorio. A coronare la serata, l’installazione di un’opera d’arte realizzata dallo scultore toscano Andrea Roggi, un omaggio visivo e materico alla Vernaccia, vera protagonista dell’evento.

Irina Guicciardini Strozzi, presidente del Consorzio, ha definito questa edizione come una tappa decisiva per rafforzare il ruolo della Vernaccia nel panorama enologico nazionale, sottolineandone la forza identitaria e l’unicità. Al suo fianco, il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani ha ricordato il valore simbolico e produttivo di questo vino, capace di incarnare l’eccellenza toscana e di raccontare, attraverso ogni calice, una storia di tradizione.

L’edizione 2025 ha confermato la volontà del Consorzio di andare oltre il semplice evento fieristico, costruendo un dialogo autentico tra chi il vino lo produce e chi lo racconta, lo assaggia, lo vive. San Gimignano, con il suo skyline medievale e il suo tessuto culturale millenario, si è rivelata ancora una volta il palcoscenico ideale per mettere in scena un prodotto enologico nonché patrimonio collettivo italiano guardando con fiducia al futuro.

Regina Ribelle” si è anche distinta per l’equilibrio tra rigore tecnico e spirito divulgativo. Il nome dell’evento — che celebra l’anima fiera e fuori dagli schemi della Vernaccia — è oggi più che mai un manifesto di consapevolezza: questo vino non si limita a essere un’eccellenza del passato, ma si propone come interprete attuale e dinamico del presente.

Con la chiusura di questa edizione, il Consorzio guarda già al futuro, forte di una partecipazione in crescita e di un entusiasmo che travalica i confini della denominazione. Perché la Vernaccia di San Gimignano non è soltanto un vino: è il simbolo di un’identità territoriale che sa rinnovarsi, restando fedele alla propria essenza.

Fulvio Tonello