Ci sono luoghi in cui la natura si arrende alla visione dell’uomo, ma in cambio si rinnova e fiorisce, dando vita a scenari di struggente bellezza.
Il lago di Serre-Ponçon, incastonato tra le montagne delle Hautes-Alpes e delle Alpes-de-Haute-Provence, è uno di questi.
Un viaggio, stavolta in auto, che ha condotto i nostri due collaboratori, per due giorni, tra le meraviglie di questo specchio d’acqua alpino e dei suoi dintorni, attraversando villaggi di pietra come Venterol e Tallard, silenziosi testimoni di una storia che parla di audacia, sacrificio e rinascita.
Dove il cielo incontra l’acqua
Il Serre-Ponçon non è semplicemente un lago artificiale: è un piccolo mare turchese nel cuore delle Alpi del Sud, creato negli anni ’50 da una delle più grandi dighe in terra d’Europa.
Ma prima di diventare paradiso per viaggiatori, fotografi e sportivi, era una valle battuta da inondazioni e siccità, dove il fiume Durance dettava legge con la sua forza imprevedibile.
Nel 1955, un colossale progetto dell’ingegneria francese avviò la trasformazione: migliaia di operai lavorarono per anni a una diga alta 123 metri e larga 650, ispirata ai modelli americani e costruita interamente con i materiali alluvionali locali.
Sotto le sue acque, sparirono i villaggi di Ubaye e Savines. Ma nacque un lago che oggi copre 2.800 ettari, alimentato dalla Durance e dall’Ubaye, alimentando sogni, turismo, energia.
Un’isola, una cappella, una storia
Nel cuore del lago si staglia la sagoma di una piccola chiesa solitaria: la cappella di Saint-Michel.
Un’icona da cartolina, tra le più fotografate della regione. Costruita nel 1027, sopravvisse alla sommersione della valle per puro caso: la sua posizione, poco sopra il livello massimo delle acque, la salvò dalla distruzione.
Oggi resta come ultimo baluardo di una terra inghiottita, un punto fermo tra le correnti della memoria.
Dove la tecnica diventa paesaggio
La diga di Serre-Ponçon non è solo un’opera funzionale: è parte integrante del paesaggio. Produce ogni anno 700 milioni di kWh di energia rinnovabile, irrigando 80.000 ettari di campi provenzali e fornendo acqua potabile a tre milioni di persone.
Un gigante silenzioso, nato dalla necessità e divenuto simbolo di equilibrio tra uomo e natura.
Fotografare Serre-Ponçon è un’esperienza che va oltre l’inquadratura. Le cime dei monti si riflettono in acque che cambiano colore a seconda dell’ora; la cappella di Saint-Michel emerge come un’ancora di poesia; le luci del tramonto trasformano la superficie del lago in una tela impressionista.
Ogni scorcio, ogni caletta nascosta, ogni curva della strada che costeggia il bacino racconta una storia: di resistenza, di trasformazione, di bellezza sospesa tra terra e cielo. È un invito a rallentare, a osservare, a lasciarsi attraversare dal paesaggio.
Lungo le strade della Provenza alpina
L’escursione non si è fermata al lago.
I piccoli borghi come Venterol e Tallard, con le loro pietre calde di sole e i silenzi profondi, aggoiungono profondità al viaggio.
Luoghi fuori dal tempo, dove ogni dettaglio, una fontana, un portale, una viuzza, diventa pretesto per una fotografia, per un racconto.
Chi ama viaggiare con lo sguardo e con l’obiettivo non può ignorare questo angolo di Francia dove la natura e l’ingegno umano si danno appuntamento per creare armonia.
Il lago di Serre-Ponçon non è solo una destinazione: è un racconto d’acqua, di luce e di memoria.