Danilo Radaelli ha scalato la “sua” Cima Coppi e per farlo è salito fino ai 2445 metri del Col de la Moutière.
Un percorso di 209 chilometri con un dislivello totale di 3.381 metri.
Durante questa tappa del suo personale Tour ha toccato località quali Saint Saveur de la Tinée, Saint Etienne de Tinée, Saint Dalmas le Sauvage per poi raggiungere il Col de la Moutière e quindi tornare a Nizza.
Nel cuore del silenzio alpino: Col de la Moutière, dove la bici incontra la Storia
C'è un punto, sulle strade alte e ghiaiose del Mercantour, dove il tempo rallenta e la fatica si fa contemplazione.
È il Col de la Moutière, valico dimenticato a 2.454 metri d'altitudine, sospeso tra storia e paesaggio, tra pietre di confine e silenzi alpini. Un luogo che pochi ciclisti raggiungono, ma che sa ricompensare ogni pedalata con un orizzonte che non si dimentica.
Una vetta con la memoria nel cuore
Siamo a cavallo tra le Alpi Marittime francesi, in un angolo ancora selvaggio e poco battuto, tra le valli della Tinée e dell’Ubaye.
Qui, nel 1823, fu posato un cippo di confine: segnava allora la linea invisibile tra Francia e Regno di Sardegna-Piemonte, prima dell’unità italiana.
Oggi quel segno muto resta a testimoniare un’Europa fatta di confini mobili, di eserciti e strategie, ma anche di uomini e pastori che da sempre attraversano questi crinali.
Poco più in là, la Cime de la Bonette, vertice stradale tra i più alti d’Europa, si impone con la sua fama. Ma è al Col de la Moutière che si torna per trovare un rapporto più diretto con la montagna: niente traffico, niente asfalto lucido, solo terra, pietre e vento.
Salita rude, bellezza sincera
L’ascesa da Saint-Étienne-de-Tinée, passando per Saint-Dalmas-le-Selvage, è una vera sfida muscolare: 18,4 chilometri con pendenza media del 7%, che diventano sterrati nell’ultimo tratto, quando la montagna si fa più dura ma anche più vera.
In alternativa, si può arrivare da Bayasse o dal faux col de Restefond, altro nome evocativo di questi luoghi scolpiti dalla geografia e dalla memoria.
La ricompensa, però, è tutta nello sguardo: panorami grandiosi sulla Tinée, viste aperte fino alla Cime de la Bonette, aria sottile e luce cruda che cambia di ora in ora. Per chi ama pedalare con lentezza, con la macchina fotografica al seguito, ogni curva è una sosta obbligata.
Dove il ciclismo incontra la Storia
Sulla cima del colle, tra rocce e silenzi, resiste un vecchio blockhaus della Linea Maginot, costruzione militare della Seconda Guerra Mondiale.
Ancora visibile, ancora visitabile, come una cicatrice antica su un volto che continua a sorridere. È il segno che qui la Storia non si legge nei libri, ma si incontra sulle strade.
Pedalare lento, guardare lungo
Il Col de la Moutière non è solo una meta ciclistica: è un invito a rallentare, a esplorare, a lasciarsi sorprendere. Perfetto anche per chi ama il trekking, con itinerari verso la Pointe de Colombart o la Tête Ronde de l’Escuzier, o per gli appassionati di MTB, che trovano in queste piste sterrate pane per le proprie ruote.
Chi cerca la cartolina, vada pure sulla Bonette. Chi cerca l’anima della montagna, faccia una deviazione. Verso la Moutière, verso il silenzio, verso quel punto esatto dove pedalare diventa un modo per tornare a sentire.