Vini | 15 dicembre 2025

Masciarelli, quando il vino diventa paesaggio

Tra la visione di Marina Cvetic, la rinascita del Castello di Semivicoli e il nuovo museo virtuale del contadino: un viaggio d’autore nel cuore dell’Abruzzo, perfetto da regalare con l’anno nuovo quando la dimora riaprirà le sue porte.

«Sono innamorata dei paesaggi: l’anima cerca sempre un modo per raccontare ciò che il mondo crea». Nelle parole di Marina Cvetic si avverte l’essenza del suo approccio: respirare la bellezza — come le insegnò suo padre — e trasformarla in gesto agricolo, in stile, in identità. I 300 ettari vitati distribuiti sulle quattro province abruzzesi, insieme a 50 ettari di bosco, compongono un mosaico naturale che Masciarelli custodisce con cura. Le vigne vivono immerse nel loro terroir, circondate da foresta, luce, vento. Marina, come già diceva il fondatore Gianno Masciarelli, insiste su questo: prima viene il territorio, poi l’uomo. Comprendere la terra significa comprendere il vino e le emozioni che racchiude.

Nata a Belgrado e cresciuta tra Croazia, Austria e Germania, Marina sviluppa presto un legame naturale con il vino grazie ai vigneti di famiglia. Il 1987 è l’anno dell’incontro con Gianni Masciarelli, figura cardine della rinascita enologica abruzzese: da quel momento vita privata e percorso professionale si fondono. Nel 1989 entra in azienda guidando l’area commerciale; due anni più tardi Gianni le dedica una linea che porta il suo nome — Marina Cvetic — di cui lei costruisce stile, identità e prestigio internazionale. Amplia l’offerta con olio extravergine, grappa e altri prodotti che raccontano l’Abruzzo più autentico, mentre insieme avviano il restauro del Castello di Semivicoli, oggi relais d’arte e paesaggio. Dal 2008 Marina raccoglie l’eredità di Gianni e conduce Masciarelli Tenute Agricole verso una crescita che la colloca tra le realtà più importanti d’Italia, con oltre due milioni di bottiglie esportate in più di 60 Paesi. Accanto al ruolo imprenditoriale, quello materno: Miriam Lee, Chiara e Riccardo Amedeo crescono in questo universo fatto di vigne e cultura. Oggi le due figlie maggiori sono parte attiva dell’azienda come brand manager.

L’incantevole posizione del castello

Tra le colline che guardano il Gran Sasso e la Majella, in una zona collinare che offre viste spettacolari su entrambe le catene montuose e fino all'Adriatico, il Castello di Semivicoli incarna la visione di Masciarelli sull’ospitalità. Restaurato tra il 2004 e il 2009, il palazzo baronale del XVII secolo è oggi una destinazione country elegante e raffinata, capace di esaltare ogni dettaglio della sua storia senza alterarne l’anima. Gli ambienti agricoli del piano terra — frantoio, magazzini, bottaia — sono diventati spazi dedicati a eventi, degustazioni e a un wine bar dove scoprire le etichette della casa e la Gianni’s Selection. Il piano nobile ospita sale relax, lettura e conversazione; il sottotetto invece accoglie camere ricavate con grande cura, inclusa una suite che si apre su uno dei panorami più suggestivi della regione.

Con una capienza ideale per 90 invitati, il Castello è perfetto per matrimoni raccolti e romantici: i tre giardini — fronte Castello, giardino segreto e giardino bordo vigna — permettono una regia elegante degli spazi, mentre gli ambienti interni offrono scenari alternativi per cerimonie invernali o in caso di meteo incerto. Come Casa Comunale, la struttura ospita riti civili in qualunque spazio desiderato; la chiesa adiacente è invece disponibile per le cerimonie religiose. Gli ambienti del piano baronale, con i camini accesi nei mesi freddi, diventano il cuore delle celebrazioni.

Le undici camere raccontano la storia della residenza attraverso arredi contemporanei che dialogano con architetture d’epoca, la neviera, il portico, la cappella privata, l’antica bottaia e il frantoio, tutti recuperati con rispetto. Gli ospiti accedono alla piscina, alle colazioni negli antichi saloni e alla cucina de La tavola di Gianni, che oggi rilegge l’identità gastronomica del territorio con la mano sapiente di Mario Di Giovanni. Nato a Pescara nel 1988 in una famiglia di pescatori, scopre la passione per la cucina quasi per caso a 15 anni, sostituendo un aiuto cuoco nello stabilimento balneare della sua città. Dopo esperienze formative tra ristoranti locali, catering e viaggi in Italia e all’estero, approfondisce la sua formazione presso l’accademia di Niko Romito e lavora in strutture di alta ristorazione. Chiamato da Marina Cvetic per guidare la cucina del Castello di Semivicoli, rivoluziona il menu con una parola chiave: semplicità. Predilige cotture essenziali e lunghe, o preparazioni crude, lasciando che la materia prima — ortaggi, carne, pesce — parli da sola, in un dialogo diretto con il territorio abruzzese che vuole raccontare. Il Castello è parte integrante della mappa enoturistica abruzzese: la selezione dei vini per gli eventi avviene attraverso degustazioni tecniche con il personale, guidate da sommelier certificati che garantiscono servizio impeccabile e abbinamenti curati.

La cascina virtuale

Su una collina di San Martino sulla Marrucina, in località Contrada Gamberale, Masciarelli sta dando vita a un progetto pionieristico: una cascina rurale recuperata e trasformata nel Museo Virtuale del Contadino, un luogo dove tradizione agricola e tecnologia convergono per raccontare il territorio da una prospettiva nuova. L’idea nasce da Marina, che vede in questo piccolo fabbricato un ponte con un Abruzzo segnato dall’emigrazione e da tante realtà rurali lasciate alle spalle: ridare vita a questi luoghi significa restituire dignità alla memoria e offrire un futuro alle colline che circondano i vigneti.

Gli archivi video, le testimonianze agricole, i percorsi all’aperto e i contenuti digitali compongono un viaggio tra passato e presente. Con i visori 3D, i visitatori potranno muoversi virtualmente tra tutti i vigneti dell’azienda, esplorando suoli, flora, fauna, clima e posizione geografica. I totem interattivi racconteranno ciò che normalmente sfugge allo sguardo: la stratificazione dei terreni, le peculiarità microclimatiche, le creature che abitano l’area — persino gli orsi che vivono accanto alle colline coltivate. Una sezione è dedicata ai video d’archivio più preziosi, tra cui quelli con Gianni Masciarelli, che restituiscono la storia viva di un’azienda cresciuta in simbiosi con la sua terra. Il museo punta molto alle scuole, offrendo un’esperienza formativa immediata e coinvolgente. L’incontro finale è una merenda condivisa, con un calice dei vini Masciarelli, per chiudere un percorso sensoriale che unisce tradizione contadina e innovazione di ultima generazione.

L’Olio e i vini...

Tra gli ulivi che punteggiano i vigneti delle province di Chieti e Pescara nasce un olio che esprime la stessa finezza ricercata nei vini della casa. È un blend biologico ottenuto da cultivar locali — come la dritta di Loreto Aprutino e la gentile di Chieti — insieme a varietà diffuse nel Centro Italia, tra cui leccino, Carboncella e frantoio. La raccolta è manuale e la molitura avviene entro quattro ore, eliminando qualunque fattore di ossidazione. Il profilo aromatico, di media intensità, rivela fiori, agrumi e mandorla fresca, rendendolo estremamente versatile in cucina e ideale come ultimo gesto di eleganza su piatti contemporanei e tradizionali.

Masciarelli Tenute Agricole, con sede a San Martino sulla Marrucina e vigneti distribuiti in tutte le quattro province abruzzesi, è oggi una delle realtà più influenti e vitali del panorama enologico italiano. Le oltre due milioni di bottiglie prodotte ogni anno, insieme ai continui riconoscimenti nazionali e internazionali, attestano il ruolo dell’azienda come ambasciatrice dell’eccellenza abruzzese: il Montepulciano d’Abruzzo Villa Gemma, per esempio, rimane da oltre trent’anni ai vertici delle guide enogastronomiche a livello nazionale ed internazionale.

Le sette linee della casa comprendono le molteplici interpretazioni di Montepulciano, Trebbiano e Cerasuolo d’Abruzzo, il rilancio di varietà autoctone meno note come Pecorino e Cococciola e i sorprendenti risultati ottenuti da vitigni internazionali — Cabernet Sauvignon, Merlot, Chardonnay e Syrah — che qui trovano una nuova espressività. Accanto ai vini, una produzione limitata e numerata di grappa ottenuta da vinacce fresche di Montepulciano distillate artigianalmente. I 60 appezzamenti distribuiti tra Chieti, Teramo, Pescara e L’Aquila permettono di raccontare la biodiversità di un Abruzzo che scende rapidamente dalle montagne all’Adriatico, offrendo sfumature di terroir uniche.

Masciarelli racconta un Abruzzo vero, non addomesticato, dove il vino nasce da un confronto continuo con il paesaggio e con chi lo abita. Montagna e mare, borghi interni e orizzonte adriatico convivono in una regione capace di sorprendere — qui si può davvero sciare e affacciarsi sull’acqua nello stesso giorno — riportando un’Italia agricola, sincera. Nei piatti della cucina locale come nei calici, tradizione e futuro convivono. Proprio in questi giorni la cucina italiana è stata riconosciuta dall’UNESCO Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità, non per singole ricette, ma per un sistema di valori fatto di gesti quotidiani, rispetto degli ingredienti, convivialità e legame profondo con la terra. È lo stesso orizzonte culturale in cui si muove l’azienda. Nei vigneti, nelle dimore e nelle cantine aperte al racconto, prende vita un Abruzzo autentico dove ogni bottiglia racchiude con sé un frammento di territorio, un’idea concreta e alta di Made in Italy.

      Fulvio Tonello