Danilo Radaelli si sbizzarrisce e questa volta ci conduce, in sella alla sua inseparabile bicicletta, alla scoperta di Cantaron.
Il piccolo comune dell’entroterra nizzardo affonda le sue radici in un passato lontano. Citato già nel 1253 con il nome di Castrum de Cetaro, la sua attuale fisionomia si consolida con la mappa sarda del 1760.
L’origine del nome potrebbe essere pre-indoeuropea, legata al paesaggio di montagne, colline e vallate. Una tradizione popolare lo collega invece al canto delle rane, “cantare rana”, sebbene l’insediamento esistesse ben prima della diffusione dell’italiano nel XVI secolo.
Un tempo frazione di Châteauneuf-Villevieille, Cantarone ne ha condiviso a lungo il destino, fino a quando la crescita demografica e la distanza dal centro principale spinsero il vescovo di Nizza, Monsignor Charles-Eugène Valperga, a istituire nel 1788 la cappella di San Giuseppe come chiesa parrocchiale. Due anni più tardi, nel 1790, fu inaugurato il nuovo cimitero. Ma soltanto nel 1911 Cantarone ottenne il riconoscimento ufficiale come comune autonomo.
La chiesa di San Giuseppe, con il suo campanile triangolare, una rarità architettonica, domina ancora oggi il paesaggio, immersa in una natura rigogliosa.
Classificata come bene del Patrimonio Storico Nazionale, custodisce al suo interno una tela di San Grato, un altare e arredi liturgici in marmo, testimonianza dell’importanza spirituale e culturale del luogo.
L’episcopato di Valperga, nato nel 1740 nei pressi di Torino e ordinato nel 1763, fu interrotto dall’invasione francese del 1792, guidata dal generale d’Anselme.
Il vescovo fu costretto all’esilio, mentre il territorio subì rivolte, saccheggi e repressioni. In quegli anni nacquero i barbets, contadini e pastori che si opposero con forza alla scristianizzazione e all’occupazione, un fenomeno simile a quelli visti in Vandea e Bretagna.
Con il tempo, la resistenza si affievolì, lasciando spazio a episodi di banditismo. Il generale d’Anselme, accusato di non aver saputo (o voluto) contenere gli abusi, fu rimosso dal comando e sostituito nel dicembre 1792.
Eppure, nonostante le turbolenze storiche, Cantarone ha mantenuto viva la propria identità. Dal sagrato della chiesa si gode una vista straordinaria sulla valle del Paillon, su Drap e fino alla Baia degli Angeli. Poco distante si trova il cimitero dove riposano le generazioni che hanno vissuto e amato questa terra.
Tra i figli illustri del paese spicca Jean-Baptiste Dalbera, nato nel 1839. Teologo, insegnante e primo parroco del santuario di Laghet, fu anche figura di riferimento religioso e culturale dopo l’annessione di Nizza alla Francia.
Nel corso del Novecento, decisioni politiche e conflitti hanno modellato ulteriormente il territorio. Nel 1961 Châteauneuf fu ribattezzata Châteauneuf-de-Contes e, nel 1992, assunse l’attuale denominazione di Châteauneuf-Villevieille. Un territorio che, già nei secoli passati, aveva ospitato insediamenti romani e proto-storici, segnando una continuità di vita e civiltà.
Infine, nel 1911, il territorio originario di Châteauneuf-Villevieille fu suddiviso, dando vita a due nuove realtà comunali: Cantarone e Bendejun. Un atto che ha segnato il riconoscimento della specificità e dell’identità di una comunità orgogliosa della propria storia.